FRANCO RESSA – Adriano, da un po’ di tempo sei diventato mio collaboratore, penso di essere stato fortunato a trovarti. È merito soprattutto dell’editore monzese Paolo Telloli che ci ha messi in contatto.

ADRIANO IMPERIALE – Sì, per Telloli e le edizioni Menhir ho disegnato alcuni episodi de “Il Morto”, un personaggio denso di significati. Somiglia in superficie a Kriminal, il criminale in calzamaglia da scheletro creato da Luciano Secchi “Bunker” e Roberto Raviola “Magnus”, ma per il resto è tutto diverso. Non è un assassino: al contrario, possiede umanità e senso della giustizia.

FR – Ma non è stato il primo fumetto che hai disegnato, quali sono stati i tuoi inizi ?

AI – Sono nato a Tuglie nel Salento in Puglia, nel 1982, e tuttora ci abito. La mie prime esperienze sono legate al punk, nel 2004, dopo l’incontro con Giovanni Lindo Ferretti che stava facendo un laboratorio sulla parola poetica a Melpignano, in occasione del festival “La notte della taranta”. Lì per la prima volta capii che la mia voce e il mio corpo potevano essere un mezzo espressivo da sfruttare, e fondai con alcuni amici un gruppo punk situazionista TraOeD (Tra Ordine e Disordine) che durò un paio d’anni, cioè non appena iniziammo a diventare un gruppo musicale a tutti gli effetti (con prove, canzoni, registrazioni eccetera). Quella storia finì perché di imparare “il mestiere” di musicista a me non interessava proprio. Rimase il nome (Tra Ordine e Disordine), il quale divenne il leitmotiv di un mio ciclo pittorico che dura tutt’ora. Il fumetto invece viene da molto prima, dalla prima infanzia direi.

FR – Precisa meglio, dove nasce la tua passione per il fumetto?

AI – Naturalmente è difficile ricordarlo con chiarezza, ma credo che già all’asilo la passione per il disegno fosse nell’aria. Insomma alla classica domanda che prima o poi viene fatta a tutti i bambini: “Che cosa vuoi fare da grande“, io ho sempre risposto “voglio disegnare fumetti!”.

FR – E poi immagino ci sarà stata la tua prima lettura di un fumetto vero e proprio, no? Ricordi che fumetto era?

AI – I primi ricordi sono Topolino settimanale e i personaggi della editrice Bianconi (Braccio di Ferro, Geppo, Nonna Abelarda) per quanto riguarda il versante del fumetto comico. E i classici bonelliani per il fumetto avventuroso, senz’altro Zagor e Mister No fino alla bomba Dylan Dog. Ecco, direi che quest’ultimo, ti parlo dei primi anni 90, ha inciso in modo forte su i miei “gusti” di allora.

FR – Chi sono stati i tuoi ispiratori nel fumetto?

AI – Tra quelli più amati ci sono senz’altro Milo Manara e Magnus. Soprattutto il primo Sconosciuto nel formato pocket, dove Magnus ha rotto un un tabù rappresentando per primo l’organo sessuale maschile in un fumetto (era il 1975!). Poi tutta l’opera di Leone Frollo, Andrea Pazienza e molti disegnatori della Bonelli, soprattutto quelli classici come Galep, Claudio Villa, Gallieno Ferri. Quello che mi piace di più oggi è uno sceneggiatore: Garth Ennis, creatore di Preacher e di molte belle storie del Punitore. Ma l’elenco sarebbe molto più lungo, potrei continuare all’infinito.

Autoritratto di Adriano Imperiale

 

FR – Conosco tre tuoi modi di lavorare. Il primo è quello realistico. Hai pubblicato per Cronaca di Topolinia “Lucky Town” e “Than Dai”, uscite tra il 2013 e il 2018. Sono dei western, è un genere che ti piace ?

AI – Molto. Specie le serie della Bonelli: Tex e Zagor. E i disegnatori Alberto Giolitti, Giovanni Ticci, Erio Nicolò, ma anche Ivo Milazzo e Goran Parlov.

Than Dai, western classico


FR –
I tuoi ispiratori per lo stile umoristico sono i disegnatori della scuola franco-belga come Morris, Greg, Peyo e Uderzo…

AI – Certamente, e so che ami di questa mia specialità, perché hai vissuto l’epoca d’oro della Bd francese sul settimanale Pilote diretto da René Goscinny, il creatore di Asterix. Mi hai commissionato la storia del “Culturadrago”, un ragazzino che entra nel mondo della storia e della cultura trasformandosi in drago. Ancora inedita. Ma per due anni avevo disegnato un piccolo cane supereroe nel suo mondo di animali, chiamato Biboo. Lo avevo fatto per un’azienda che si occupa di articoli per animali domestici che fa capo alla Pyramis, una multinazionale.

FR – Esaminiamo un ultimo aspetto del tuo lavoro, i fumetti erotici. “Family Strokes” e le storie brevi pubblicate su “Fuckzine”.


AI – Premetto, sono tra quelli che non fanno distinzione tra pornografia ed erotismo. Le mie prime creazioni non hanno avuto propriamente a che fare con l’eros, c’è stato un momento in cui mi sono detto che per fare la “pace” con il disegno dovevo disegnare qualcosa per mio solo piacere, senza avere committenti di riferimento (clienti, editor eccetera…).
Sentivo il bisogno di ritagliarmi uno spazio libero da logiche commerciali e lavorative. L’eros mi consente di raccontare delle storie nelle quali posso spingere il pedale della trasgressione ai limiti di quello che può essere considerato lecito anche per il genere porno, strada che questi fumetti prenderanno sempre di più nei prossimi episodi… se ci saranno prossimi episodi. Non avrebbe senso per me fare storie erotiche “normali”, un concetto estremamente problematico tra l’altro. Ci sono autori molto più bravi di me per fare questo, e ci vuole anche poco. Sono storie sicuramente disegnate e sceneggiate bene, ma devo tragicamente confessare che da lettore le trovo quasi sempre di una noia mostruosa. Questo non riguarda solo i fumetti erotici, ma un po’ tutto il mondo dell’eros in generale, che trovo per la maggior parte inguardabile e noioso, compresi i film porno.

FR – C’è anche un ambito poco esplorato per il disegno erotico: quello “religioso”. Ti ho fatto realizzare le tavole sulle antiche sante cristiane martiri, e qui l’eros diventa sfida alla malvagità e purificazione del corpo e dell’anima: Modesta e Teodora sono state rinchiuse nude a forza in un bordello, ma quell’ambiente non le corrompe. Il suo amato fa fuggire Teodora dal luogo malfamato, ma lei poi si sacrificherà per lui. Barbara sfugge a un guardiano voglioso, illudendolo di concedersi sessualmente levando il perizoma suo ultimo indumento, ma poi scappa tuffandosi in una piscina a mo’ di auto-battesimo. Perpetua spogliata e unta di olio come un lottatore uomo, nell’arena vince un energumeno simbolo del diavolo e della violenza del potere. La missionaria Anne March perde i suoi vestiti in un naufragio, come un Robinson donna approda nuda su un’isola nell’oceano, ma converte gli indigeni pur essi nudi. Dietro queste viene la principessa Gonzaga già pubblicata che gode in un amplesso, ma fugge dalla barbarie dei pirati. Continueremo la nostra collaborazione, io ai i testi con storyboard, e tu con i tuoi disegni?

AI – Spero di sì. L’arte dei fumetti non è opera solitaria come quella dei pittori su tela o in affresco, al buon disegno deve corrispondere la buona storia narrata.

 

 

 

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