Alessandro Santi ha realizzato “Geppo 70” una pubblicazione celebrativa dei settant’anni di un personaggio che ha accompagnato l’infanzia della mia generazione: Geppo, il diavolo buono. Si tratta di un’autoproduzione destinata al circuito amatoriale, quindi se la volete dovete contattare l’autore (ale.santi.1973@gmail.com). L’incasso dell’albo è devoluto a Emergency per assistenza sanitaria nelle zone di guerra, come si legge nel colophon. Il librettino si avvale di una prefazione firmata Sangalli e Dossi, storici fumettisti Bianconi, che hanno contribuito con due disegni originali. L’autore del fumetto è un esperto in materia, ha scritto molto su Jacovitti e ha realizzato diversi progetti legati al mondo dell’illustrazione e delle storie per ragazzi. In questo piccolo albo di 90 pagine a colori ci viene anche regalata una storia originale di Santi su come Geppo salva… l’inferno! È davvero godibile e ricca di spunti satirici, come accadeva negli originali dell’editore Bianconi. Per l’autore è la realizzazione del sogno, scrivere e disegnare sulle orme dello stile di autori tanto amati un racconto del suo eroe preferito, alle prese niente meno che con un imprenditore di successo come Falsetti Fregoni, che dopo morto va all’inferno e lo sconvolge. Vi lascio immaginare i riferimenti politici e ognuno può dare il nome che crede al mago della finanza in prestito alla politica che si è messo in testa di prendere il posto di Satana. Il volume è prezioso anche per una storiella minima di Sangalli e Dossi, per alcune pubblicità d’epoca e per un lungo racconto sulle origini e la vita del personaggio. Raccontiamo un po’ la storia di Geppo, per i molti che non la conoscono. Geppo ha esordito 70 anni fa, ma è stato per lunghi periodi assente dalle edicole italiane pur essendo un personaggio molto amato da chi ( come il sottoscritto) è nato tra la fine dei Cinquanta e l’inizio dei Sessanta del secolo scorso. Tutto nasce con la casa editrice milanese Il Ponte fondata da Renato Bianconi (1928 – 1993), che prima lancia Trottolino, poi si inventa – con la collaborazione di Franco Aloisi, Attilio Mazzanti e Luciano Bottaro – una figura di diavolo buono innovativa nel fumetto per ragazzi. La sceneggiatura di Mazzanti passa al giovane Giulio Chierchini che lavora con Giovan Battista Carpi. Chierchini disegna Geppo per primo, nel 1954, titolo: “Geppo il buon diavolo”, pubblicata all’interno della strenna natalizia “Trottolino e la enne dimensione”. Carpi prende in mano Geppo a partire dalla seconda storia, per decenni considerata la prima. Sebbene spesso lavorassero insieme, nel caso della prima avventura di Geppo è solo Chierchini che la disegna. Geppo ha un amico di nome Tomeo, che spesso aiuta a sbrigare i compiti di scuola, come accade nel fumetto “Vita nuova… all’inferno!”, disegnato da Carpi e uscito su Volpetto numero 2 dell’agosto 1955. In definitiva la creazione di Geppo – come spiega bene Santi, confortato dagli studi di Boschi – si deve a Chierchini e Carpi, il primo prepara gli schizzi sia del diavolo sia di Tomeo, il secondo rifinisce i disegni. Carpi migliora le fattezze del personaggio, lo rende più aggraziato e meno legnoso, ma dopo un anno (e nove storie) abbandona il diavolo buono per dedicarsi ai lavori Disney e a Nonna Abelarda. Bianconi passa Geppo a Mario Sbattella per il tascabile Salterello, poi a Luciano Gatto che lo disegna per Soldino. Nel 1958 Geppo finisce nelle abili mani di Pier Luigi Sangalli, che diventerà uno dei migliori fumettisti Bianconi. Il primo numero di Geppo – rivista autonoma dopo anni di storie su Soldino – è datato luglio 1961, con Sangalli disegnatore in esclusiva insieme ad Alberico Motta (autore dei testi). Il mio Geppo (per motivi anagrafici) è quello di Sangalli, evoluto stilisticamente, più rotondetto, che passa a Sandro Dossi – prima inchiostratore, quindi disegnatore -, un autore capace di definirlo per sempre. Bianconi era interessato a produrre più testate possibili, perché “le macchine dovevano girare” (era una sua frase), quindi voleva autori rapidi che scrivessero anche i testi e con Dossi ebbe terreno fertile. Il fumetto evolve sotto le cure di Sangalli e Dossi che definiscono meglio caratteristiche somatiche e abbigliamento dei personaggi. Ricordiamo Satana con pappagorgia alla Gambadilegno, corona, mantello e pantaloni azzurri, così come Geppo indossa brache corte, un papillon sul petto nudo e due ali da diavolo. Importante anche Alberico Motta, sceneggiatore prolifico di tutte le testate Bianconi, che si occupa di Geppo dal 1965 al 1974, scrivendo decine di storie, piacevoli e ricche di umorismo. Da notare che per un certo periodo il personaggio di un diavolo buono e simpatico non ebbe vita facile, perché osteggiato dalla Chiesa e da molti genitori perbenisti, già contrari ai fumetti in generale sulle orme moralizzatrici di un improbabile psicologo statunitense. Negli anni Ottanta, secondo Santi, compaiono le migliori storie di Geppo scritte da Dossi, addirittura una sorta di adattamento comico della Divina Commedia con Dante Alighieri protagonista (“Inferno 2000”), purtroppo mai portato a termine. Il mensile Geppo chiude nel 1994, risorge nel 1996 come Nuovo Geppo, ma dura lo spazio di 18 numeri. I tempi sono cambiati, i ragazzi hanno molte distrazioni più rapide di un fumetto da attendere una settimana dopo l’altra, preferiscono videogiochi e cartoni animati. Come sappiamo andrà sempre peggio, perché negli anni Duemila le edicole chiudono e i fumetti diventano una cosa per collezionisti. Adesso Geppo – come molti altri fumetti – resta materia per nostalgici, per vecchi lettori che lo riscoprono e che vorrebbero rileggere le antiche storie. Editoriale Cosmo ha fatto un’operazione nostalgia ben riuscita con il Braccio di Ferro italiano (Dossi) e statunitense (Sagendorf), forse potrebbe dedicarsi anche a Geppo. Lo speriamo tutti! Navigazione articoli QUALI SONO I PIÙ GRANDI SUPEREROI DI SEMPRE? BRIAN BOLLAND, NON SOLO “KILLING JOKE”